Storia delle fortificazioni
L'alto medioevo
Con la fine dell' assetto territoriale del mondo Romano, già dal IV secolo, e il suo coinvolgimento nella guerra greco-gotica, quando venne assediata Napoli e si combattè lungo le direttrici già evidenziate della valle del Sabato e del Calore, l'area Campana si presenta sostanzialmente come territorio di confine e di confini, e questo portò all'abbandono dei principali centri Romani, in Irpinia ad esempio Abellinum o Aeclanum o Equo Tutico. Con il consolidarsi nel 568 del regno Longobardo (Langobardia minor) intorno al ducato di Benevento, e poi nella sua articolazione tra Capua, Salerno, e appunto, Benevento e successivamente Avellino, si confermò il ruolo di confine e di passaggio delle aree appenniniche della Campania, e in particolare del Sannio e dell'Irpinia, che dividevano i territori bizantini della costa adriatica, la Puglia, da quelli del Ducatus di Napoli e nella piana Campana. Questo portò ad un intenso addensarsi di puniti di difesa lungo i nuovi confini interni, che modifica sensibilmente l' assetto romano, fatto di città e di villae rusticae. Dalla dissoluzione dei sistemi urbici romani nasce il sistema insediativo "a casali", che è ancora ben evidente nel territorio solofrano o nel serinese. o nell' area di Montella. Ad esso va ascritto anche il sistema delle frazioni di Avella, che accompagna sui due versanti l' inoltrarsi della valle verso il passo di Monteforte. Questo sistema insediativo non ha specifico scopo difensivo, come appunto nel caso delle frazioni di Avella (Abella), tuttavia in una lettura a scala maggiore si dimostra essere un modello territoriale utile anche a questo scopo, dal momento che la serie ravvicinata dei casali controlla la piana, o i punti elevati, segue i fiumi e i guadi, accompagna i percorsi dei passi o comunque ne controlla gli accessi. Già ora, intorno cioè al VII secolo e a partire dal IV, si assiste però alla specializzazione militare di nuovi insediamenti posti a quota superiore rispetto alle reti cinematiche romane o agli stessi agglomerati urbani, con funzione di osservazione o difensiva. Alla fine, sarà la complessa vicenda del ducato longobardo di Benevento, la Langobardia Minor (571-1077), della sua frammentazione e della sua relazione con gli altri territori rimasti indipendenti o comunque gravitanti nella sfera dell' Impero Romano d'oriente, a dare stabile connotazione a questi assetti, almeno fino all' età moderna, a partire dalla Divisio ducatus (la cui data viene ancora dibattuta, ma si pone tra l'847 e l'851) Con questo accordo si sancisce la presenza di tre unità amministrative, ducato di Capua, ducato di Salerno e ducato di
Benevento, che si aggiunge a quella già esistente e oggetto di continue attività belliche con i territori bizantini, verso le Puglie e verso la costa napoletana. Divengono così territori di confine non solo il crinale appenninico che guardava la pianura pugliese (Monteverde, Aquilonia ecc.) o quelle penetrazioni vallive delle valli che costituivano il passaggio tra l' ager campanus, e segnatamente l'agro nocerino-sarnese, e il Principato longobardo. Ma lo divengono anche le linee, prima interne, del Forinese o del Montorese, la Valle Caudina o comunque tutte le valli di confine tra i ducati. Questo nuovo sistema difensivo si accompagna a quello preesistente e ora confermato, dei gastaldati, le articolazioni amministrative dei ducati longobardi, che in ogni modo si trovano coinvolti in questo lungo stato di belligeranza interna ma anche nel conflitto con il mondo islamico, che aveva ormai conquistato la Sicilia dall' 827, e si era insediato in terra di Bari e in altre aree, sia pure con brevi episodi. Questo sistema diffuso di controllo e di difesa del territorio ha comunque alcuni punti di difesa gerarchicamente ordinatori, costituiti da “guardie“, centri in grado di controllare visivamente più o meno vaste porzioni di territorio, come Guardia Lombardi e Montesarchio attraverso la cui relazione visiva i due versanti costieri, tirrenico e adriatico, erano in immediato collegamento visivo. Ancora un ruolo importante hanno le città di pianura, la cui traslazione, come nel caso di Capua o Avellino, avviene più per intercettare flussi economici o cinematici ormai spostatisi con la perdita dell’ Unità Romana e con le nuove polarità longobarde, che per sostanziali esigenze difensive, sebbene nella scelta della nuova ubicazione di Capua nell’ ansa del Volturno il dato della difesa naturale non sia marginale. Le città preesistenti, ancora abitate nonostante lo spopolamento e la traslazione dei siti, si riducono a piccoli centri, difesi entro le strutture romane rimaste, prevalentemente Teatri o Anfiteatri (Capua Vetere. Saepinum ecc) e più tardi torri e rocche.Il panorama così all’ XII secolo si presenta profondamente trasformato, assumendo però al tempo stesso le caratteristiche dominanti, come ad esempio la vicinanza degli insediamenti e la loro dimensione ridotta.
L’aspetto più importante fu l’abbandono delle pianure e delle aree costiere a favore del ripopolamento delle zone montuose dove da un canto era più facile organizzare la difesa e dall’altro più improbabile era la penetrazione nemica. In età romana i centri abitati minori, occupati da bassi ceti, erano denominati vici, castella o pagi ed erano privi di difese, mentre i grandi centri urbani (civitates) che raccoglievano le funzioni amministrative e giudiziarie, erano cinti di mura. Il castrum era invece una città collocata su un altura e munita con fortificazioni. Questa organizzazione fu adottata successivamente dai Longobardi, anche se in modo diverso. Molte strutture difensive furono distrutte durante le incursioni dei barbari e durante la guerra greco – gotica. Con l’instaurarsi del principato Longobardo si assiste di fatto a una sorta di vero e proprio pre-infeudamento, anticipatore di quanto successivamente avverrà con i normanni. In un primo tempo la realizzazione di costruzioni fortificate non registrò sviluppi significativi ma successivamente, a seguito di controversie tra i vari duchi e contemporaneamente con il sopraggiungere delle incursioni dei saraceni provenienti dalla costa, il territorio beneventano cominciò ad essere disseminato di fortilizi, castelli, torri di difesa ed avvistamento, borghi murati, etc. La dominazione longobarda si contraddistinse quindi per un elevata frammentazione del potere, che condusse da parte dei signori (conti e gastaldi) all’erezione, nel corso di circa tre secoli, di numerosi presidi fortificati sul territorio, generalmente localizzati in zone montuose e scoscese. Inoltre alcune villae della Campania si trasformarono progressivamente in castra dando origine ad altri castelli. Intorno al IX secolo, a causa delle incursioni saracene, la situazione mutò radicalmente: molte antiche opere militari furono ricostruite e quando non fu possibile ripristinare le difese delle città queste vennero abbandonate dagli abitanti che si rifugiarono sui monti dando origine a nuovi centri fortificati. Da un punto di vista tipologico le fortificazioni altomedievali in Campania furono improntate alla essenzialità e semplicità, determinate spesso dalla difficoltà di procurarsi nuovi materiali, cosa che portò frequentemente alla spoliazione degli antichi monumenti romani, come è possibile notare nelle rare strutture fortificate superstiti di quel periodo che oggi è possibile osservare sul territorio. L’utilizzo della torre, generalmente a pianta quadrata, come elemento di rinforzo difensivo da sempre conosciuto, fu confermato; ad essa vi si addossava a volte un piccolo corpo di fabbrica, destinato ad ospitare la modesta guarnigione ed i viveri, mentre l’intero perimetro difensivo era circondato da un muraglia di esiguo spessore. Va aggiunto poi che la configurazione dell’impianto fortificato fu spesso condizionata dalla morfologia del terreno sul quale andava a sorgere. La penetrazione
longobarda era iniziata sul finire del VI secolo con la conquista di Capua e l’acquisizione, successivamente, dei territori tra il Volturno ed il Garigliano e quindi, del Sannio; Salerno fu conquistata nella prima metà dell’VII secolo: nel secolo successivo il ducato di Benevento sarebbe arrivato a comprendere trentadue gastaldati. L’integrità territoriale del ducato si sarebbe conclusa a seguito delle lotte tra i Longobardi di Benevento e di Salerno nell’847 con la suddivisione dello stato tra il principato Beneventano e quello Salernitano (che furono sempre in contrasto tra loro). Il primo comprese i gastaldati di Brindisi, Bari, Canosa, Lucera, Siponto, Ascoli, Bovino, Isernia, Boiano, Larino, Biferno, Campobasso e parte di Acerenza, S. Agata, Telese, Avellino ed Alife, il secondo Taranto, Cassano, Cosenza, l’altra metà di Acerenza, Lucania, Salerno, Conza, Sarno, Cimitile, Capua, Teano, Sora, Laviano, Montella, Rota e Furcula. Tutte queste località erano fortificate.
Ben presto i Longobardi si trovarono a fronteggiare i Bizantini, che erano riusciti a prevalere sul regno dei Goti. Bisanzio
organizzò nel Mezzogiorno un sistema di difesa passiva organizzato su una rete di castra dai quali le guarnigioni fuoriuscivano per improvvise sortite contro il nemico. Le maggiori strutture difensive vennero realizzate lungo la costa pugliese ed in area campana (Napoli, Sorrento, Amalfi, Gaeta). Mentre lungo la costiera amalfitana le popolazioni sfruttarono la protezione naturale dei monti costruendo un sistema di avvistamento e difesa contro le minacce provenienti dal mare il ducato napoletano, comprendente inizialmente la sola città, iniziò ad ingrandirsi nel VII sec. venendo a comprendere i castra di Patria, Pozzuoli, Cuma, Miseno, Stabia, Sorrento, Atella, Sarno, Nola, Avella, Lattazio, Nocera, le isole di Procida, Nisida ed Ischia. Altro aspetto da considerarsi, come già accennato, è la presenza di colonie saracene che si determinò in area campana prima dell’anno Mille. Particolarmente importanti furono quelle di Minturno ed Agropoli, che costituirono le basi di partenza per frequenti incursioni in Campania, Puglia, Calabria ed Abruzzo. A seguito di queste si svilupparono numerosi insediamenti musulmani che furono covi stabili di pirateria. Nonostante la risposta cristiana all’incursione di Roma dell’846 con la vittoria navale di Ostia, i saraceni riuscirono a trincerarsi ad Agropoli e sul Garigliano continuando per oltre trent’anni ad imperversare con saccheggi e distruzioni.