Fortificazioni della Campania - Le fortificazioni bastionate - Istituto Italiano dei Castelli - Sezione Campania

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Storia delle fortificazioni
Le fortificazioni bastionate
Agli inizi del XVI sec., con l'introduzione del bastione,  si attua una vera e propria rivoluzione nel campo della fortificazione.  Sul finire del secolo precedente era apparso ben presto chiaro che la forma circolare delle torri innestate ai vertici degli impianti difensivi non garantiva, come già accaduto per il passato, la totale scomparsa dei settori defilati, ovvero di tratti del perimetro esterno fortificato in cui una volta collocatosi l'attaccante non era possibile più colpirlo. Per eliminare questi settori, in grado di minare significati vamente l'efficacia e l'inviolabilità dell'intera fortificazione, si studiò il sistema di far cambiare forma alla torre, facendola passare da circolare a triangolare, in modo da poter applicare il concetto di tiro “radente” e spazzare la faccia rettilinea del nuovo elemento stando posizionati nel punto di innesto tra il tratto di cortina ed il baluardo precedente. Quasi immediatamente la forma del nuovo baluardo difensivo, oltre alle due facce con il vertice collocato lungo la bisettrice dell'angolo definito dalle due cortine convergenti, acquisì anche due fianchi, ortogonali alle rispettive facce,  oltre ad un lato aperto rivolto verso l'interno del perimetro difensivo, la cosiddetta “gola”. Il bastione comprendeva vari livelli difensivi sovrapposti, costituiti, partendo dal basso, da ambienti coperti (casematte) dotati di varie postazioni, denominate cannoniere,  per piccole artiglierie sui fianchi e per medie artiglierie lungo le facce. Appositi condotti di ventilazione assicuravano l'evacuazione dei fumi derivanti dallo sparo. Il baluardo terminava con un livello superiore, scoperto, dotato di un parapetto con merloni, nell'intervallo tra ciascuno dei quali, era posizionato il pezzo da fuoco. Questo nuovo elemento difensivo, che andava a collocarsi ai vertici del perimetro fortificato in luogo delle torri medievali e dei torrioni cilindrici appartenenti alla fase di transizione, si configurava di fatto come l'elemento cardine di riferimento attorno cui si sarebbero articolati tutti gli aggiornamenti delle tecniche difensive nei tre secoli successivi. Tipica espressione del nuovo sistema, definito “bastionato”, è il forte di Capua.  Questo forte,  con il suo impianto quadrato con bastioni ai vertici rappresenta la tipologia che riscontrerà maggior diffusione sia nel Mezzogiorno che altrove, sostanzialmente per criteri di economicità. Caratteristica peculiare del forte di Capua sono gli assai sviluppati  “orecchioni” , elementi curvilinei di raccordo tra le facce ed i fianchi dei bastioni, destinati a nascondere alla vista dell'attaccante le cannoniere “traditrici” che avevano la funzione di colpire sul fianco il nemico una volta giunto nel fossato. Con il consolidarsi del potere vicereale spagnolo Napoli capitale vede il profondo rinnovamento del suo sistema difensivo, con la realizzazione di una cinta bastionata e l'adeguamento ai nuovi canoni  di Castel Nuovo, Castel dell'Ovo e del Castello del Carmine. Ma l'elemento principe del sistema sarà rappresentato dal nuovo forte eretto sulla collina di S. Martino, ad opera di Luis Escrivà, che con il suo eccezionale impianto stellare allungato a sei punte e per le proporzioni colossali che esso assume, rappresenta un esempio unico del suo genere, un autentico gioiello dell'architettura militare del XVI  secolo.
La lunga fase di guerre che interessò il Regno di Napoli tra la fine dell’ età angioina e lo stabilizzarsi del viceregno spagnolo, durata circa un secolo fino al 1529, comporta la necessità di adeguare anche i sistemi difensivi delle aree interne ad una qualità militare che prevedeva l’ uso delle artiglierie. I luoghi delle guerre sono ancora una volta le valli della dorsale appenninica che collegano le Puglie e la Campania, e sono anche le aree dove la riorganizzazione dei castelli, magari con protobastionature e sempre con nuovi sistemi di torri o con falsebraghe e antemurali, è presente già dalla prima età Aragonese. Sono noti gli esempi delle città principali, Venosa in  Basilicata, ma anche Ariano o Capua già visti in precedenza. La ricerca  e il restauro degli ultimi anni ha portato alla identificazione di sistemi avanzati di difesa lungo i castelli dei principali assi di penetrazione, la valle dell’ Ufita o quella del Fredane, come la falsabraga e le cannoniere del castello di Gesualdo, le cannoniere di quello di Taurasi, tutti indicatori di un aggiornamento dei sistemi difensivi che proprio nella rete castellare a guardia della rete cinematica ha uno dei suoi principali fattori. Inizia così anche una sorta di distinzione tra quei castelli strettamente legati alla gestione di frammenti di territorio e quelli che costituiscono una sorta di trama interna collegata ai punti di accumulazione difensiva, città sedi di truppe e poi città bastionate, che ormai alla metà del XVI secolo comincia ad essere il modello per la difesa dei grandi stati unitari, e quindi anche del Regno di Napoli, con i poli di Gaeta, Capua, L’ Aquila, Pescara. Interessante il caso del castello di Avellino, che mostra i segni di un tentativo di ammodernamento alla metà del XV secolo, interrottosi forse proprio a causa delle distruzioni avvenute durante la guerra per il predominio aragonese e mai più completato.
Va infine citato il sistema difensivo della capitale, che sin dai primi anni dell’ età vicereale sviluppa un sistema di difesa esterno, che integra il sistema dei castelli urbani, ormai tendenti tutti a perdere il carattere castellare, o perché inglobato in sistemi concentrici di cinte bastionate, come solo in parte avvenne e molto più venne progettato per il Castel Nuovo, o perché il loro impianto è di nuova formazione. Agli estremi del golfo vengono rinforzati e bastionati i castelli di Castellammare e di Baia, mentre all’ imbocco si bastionano i castelli delle Isole, Ischia Capri e Procida) Terra Murata) e in generale tutte le cinte murarie del golfo vengono rafforzate.
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